Se sembra impossibile, allora si può fare di Bebe Vio - Alice Colavito
Ho deciso di
leggere questo libro, perché mi è capitato di seguire le paraolimpiadi di Rio
nel 2016 e mi ha incuriosito il personaggio di Beatrice Vio.
Ho iniziato
a seguirla sui social e la sua storia
diventava per me sempre più
interessante.
Quando ho
scoperto che aveva pubblicato un libro , ho voluto subito comprarlo per
approfondire e sapere sempre di più su questa ragazza.
"Bebe"
è nata il 4 marzo 1997 a Venezia, in una famiglia composta da due genitori, una sorella e un fratello.
È sempre
stata testarda, e la parola che più odia è "impossibile"; infatti ci
narra che da piccola sosteneva di voler portare da sola una valigia di
misura evidentemente molto maggiore alla
sua, e sentendo l'esclamazione di un suo familiare "è impossibile" Bebe
rispose:"io posso fare tutto quello che voglio fare".
Questo
episodio ci fa già intuire la sua personalità e la sua voglia di vivere la
propria vita a pieno.
Il suo sogno
è sempre stato quello di praticare scherma e di partecipare alle olimpiadi.
Era molto
determinata e sembrava che nulla potesse fermare la sua voglia di vincere e di
affermarsi.
Quando tutto
sembrava andare per il meglio però, nel
2008 all'età di undici anni, Bebe inizia ad avere una febbre molto alta e
perciò viene ricoverata in ospedale.
La diagnosi
stupì tutti, la ragazza era stata colpita da una meningite, da cui è
miracolosamente sopravvissuta.
Qquesta
malattia però, costrinse i medici a doverle amputare tutti i quattro arti.
Bebe
racconta la sua convalescenza come qualcosa di davvero difficile, non solo per
le amputazioni, ma anche per i 104 giorni trascorsi in ospedale con grandi
sofferenze.
Racconta un
episodio nel quale afferma di volersi suicidare
buttandosi dal letto a castello,
ma il padre con grande determinazione e ironia le suggerisce di buttarsi dalla
finestra, dimostrando di conoscere bene
la forza e il coraggio di sua figlia, che mai avrebbe rinunciato a vivere.
In ogni capitolo del libro, Bebe racconta tutti gli
episodi più salienti che sono susseguiti alla sua malattia , descrivendo in
modo molto semplice ed immediato ogni sua sensazione, ogni sua paura.
Il suo
sogno, ovviamente, non si è spento, infatti cerca subito il modo di tornare a tirare di scherma e a
gareggiare.
Quando gli
viene riferito che l'unico modo per praticare questo sport dopo le
amputazioni è quello di farlo in
carrozzina, lei subito si rifiuta perché lo considera da "disabili"
"sfigati".
Solo
successivamente capisce che invece, gareggiare con la sedia a rotelle, è anche
meglio che stare in piedi, perché questo impedisce all'atleta di muoversi e lo
costringe per lo più ad attaccare, perché per difendersi l'unico modo è
spostarsi di qualche centimetro con il corpo ,guardando sempre negli occhi il
proprio avversario....una sfida nella sfida che a Bebe piace sempre di più.
Pian piano
si rende conto che grazie alla sua famiglia e al mondo dello sport e' riuscita
a riprendere in mano la sua vita e, anzi , a renderla più ricca di
soddisfazioni.
Proprio per
questo, decide di fondare un' associazione chiamata "Art4sport",
che ha lo scopo di coinvolgere tutti coloro che per qualche ragione hanno
dovuto subire una amputazione, e di raccogliere fondi per permettere protesi a
chi ne prende parte.
Così oggi la
sua vita scorre tra allenamenti, gare e raccolta di fondi o organizzazione di
eventi volti a far conoscere lo sport ai disabili e a dare loro una nuova
possibilità di vita.
Questo libro
è scritto in prima persona," di getto"; Bebe ci racconta anche
attraverso i suoi sentimenti, ogni attimo delle sue sconfitte e delle sue
numerose vittorie.
Questo permette al lettore di sentirsi sempre presente all'evento e quindi più invogliato
ad affrontare qualsiasi ostacolo con la stessa grinta di Bebe.
Personalmente
mi è piaciuto molto questo libro, perché mi ha colpito il modo in cui questa
ragazza ha affrontato il suo "ostacolo" e ne ha fatto un'opportunità
di crescita.
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