Stranieri come noi di Vittorio Zucconi - Alessandro Patruno

Dopo aver letto la storia di Samia Yusuf Omar, del suo dramma, dei suoi sogni e della sua tragica fine, ho scelto di approfondire ancora l’argomento leggendo: “Stranieri come noi” ,un sa ggio scritto dal giornalista Vittorio Zucconi, inviato speciale di molte testate giornalistiche che percorre in undici “cartoline”, storie umane che parlano di immigrazione, diversita’ e integrazione. Il tema dell’immigrazione sembra diventato attuale solo ora e lo si affronta spesso, solo come un problema, in realta’ e’ un fenomeno complesso che accompagna la storia dell’ uomo da sempre, infatti gli uomini si sono spostati dalle loro terre di origine in ogni epoca storica e per motivi diversi di natura economica, politica o per sfuggire alle guerre. Una volta arrivati nei paesi ospitanti spesso si deve fare i conti con i problemi dell’integrazione e della diversita’ culturale che possono avere esiti diversi, infatti alcuni riescono “a farcela” spinti dalla voglia di riscatto, e da qualche buona opportunità, altri no diventando delinquenti perche’ l’ emarginazione, non ha lasciato via di scampo. Zucconi spiga che proprio l’emarginazione e la povertà rendono qualunque persona straniera a casa propria e che questo non dipende necessariamente dalla cultura o dal colore della pelle. Se si osserva l’argomento dal suo punto di vista, si può cambiare il modo di vedere le cose. Straniero..immigrato..clandestino..profugo: persone. Zucconi racconta nel suo libro le loro storie dove speranza, sogni e paura, si intrecciano, undici storie di undici persone in undici paesi differenti che hanno in comune la parola “straniero”, sinonimo di diverso. In questo elaborato non potrei certo descriverle tutte ma mi piace ricordare Yussuf che a Parigi, nonostante i pregiudizi sui magrebini e le botte prese, non ha rinunciato all’ amore per la sua Francine. Vorrei parlare della povera Chenille la qui storia, ambientata negli USA non e’ andata a lieto fine, uccisa per un giubbotto alla moda, regalato per la sua promozione di terza media e che avrebbe dovuto aiutarla a sentirsi piu’ integrata, uguale agli altri o di quella del povero Ramon ucciso in Colombia per colpa della droga: “la peste” come viene definita e che voleva solo comprare una casa per lui e mamma Carmen. Ma quella che ho sentito piu’ vicino a me e’ la storia di Joao detto il “testone”, giovane giocatore dei pallone come me e come me con tanta passione. Un talento si direbbe su cui la sfortuna è entrata a gamba tesa spaccandogli un ginocchio e mandando in frantumi i suoi sogni. Quello che inizia come un dramma ha però un lieto fine: nascosto nel gesso Joao trova un biglietto con un numero di telefono del procuratore che lo aveva seguito, con su scritto:” quando stai meglio, chiamami!” Quella voglia di farcela e di realizzare il suo sogno sarebbe valsa piu’ di ogni medicina. Ho scelto racconti diversi per dimostrare la tesi di Zucconi su come ci siano tanti modi di sentirsi “stranieri”. Stranieri come migranti o stranieri a casa propria se si vive in condizioni di emarginazioni e degrado. La paura della diversità nasce prima di tutto dalla non conoscenza e dai luoghi comuni. Io spero che sempre di più le nuove generazioni come la mia sappiano guardare oltre, guardare non al colore della pelle, alla religione, all’ appartenenza sociale ma alla persona che si ha davanti. Tolleranza e rispetto reciproco possono aiutare a superare i pregiudizi per costruire qualcosa di importante per tutti.

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